Sono nata e cresciuta a pochi metri di distanza dalla Chiesa di San Giuseppe, e tutta la mia storia è intrecciata con quella della Parrocchia: ricordo bene che da piccola, subito dopo la Messa delle 11, correvo all’angolo del piazzaletto della chiesa per guardare il manifesto del film che sarebbe stato proiettato il pomeriggio al cine. Mi pare che prima si andasse anche alla recita dei Vespri in chiesa, ma di questo mi ricordo molto meno… E così la domenica pomeriggio si trascorreva assieme, sgranocchiando i fruttini, caramelle tonde di zucchero che non mancavano mai nelle tasche di don Cattarossi e che lui distribuiva ai bambini fuori del cine. Ricordo anche le figure dei “grandi” che in qualche modo percepivamo amici perché vedevamo salire nella saletta di proiezione (per noi assolutamente vietata e quindi misteriosa) e a cui capivamo di dovere il pomeriggio di divertimento.

Poi le proiezioni cessarono, ma nel frattempo io ero cresciuta e quindi quasi non mi accorsi della cosa.

Per parecchi anni però continuai a vedere la sala decadere, usata solo per qualche prova di concerto, e ciò portava un fondo di tristezza, non solo per i ricordi d’infanzia, ma soprattutto perché un’opera fatta dalla gente e per la gente, anche a costo di sacrifici, era destinata a sparire o a essere acquistata da qualcun’altro: e così il popolo cristiano, da sempre costruttore di opere, avrebbe perso ancora un pezzettino di storia, storia di gente.

A un certo punto don Armando si trovò alle strette: il tempo passava e bisognava decidere che cosa fare per non perdere proprio tutto. Le cifre necessarie per il ripristino avrebbero fatto paura a chiunque, sicuramente a me la fecero. Ne parlai allora con alcuni amici appassionati alla storia e al presente di questo nostro popolo cristiano e decidemmo di accettare la sfida di dimostrare che ancora oggi ci sono persone disposte a sacrificare soldi e tempo per il bene di tanti. Così il Centro di aggregazione giovanile IL PELLICANO, che avevo contribuito a fondare, si assunse la responsabilità, da tutti i punti di vista, della ristrutturazione del fabbricato e della conseguente gestione. Una generosa offerta in memoria di don Riccardo Micolini, nostro amico e maestro morto in una gita in montagna nel 1994, ci permise di fare i primi lavori cosicché almeno la struttura non venisse definitivamente danneggiata dalla pioggia che entrava attraverso il tetto.

E da allora è iniziata l’avventura fatta di migliaia di carte, firme, domande di contributi, mutui e … paura di non farcela. Lentamente, ma inesorabilmente, il lavoro di ristrutturazione è andato avanti e l’apprensione era sempre accompagnata dalla certezza che ciò che si stava facendo cresceva ed era buono e che, a Dio piacendo, saremmo arrivati in fondo.

IL PELLICANO poté contare sull’aiuto di amici: anche dal punto di vista economico è stata la “festa” della Provvidenza e della generosità. Con la Parrocchia la collaborazione fu completa, anche perché IL PELLICANO trovava i contributi pubblici e privati a nome proprio o per la Parrocchia, ma ci si rendeva conto che tante porte si aprivano con un sorriso all’annuncio: “E’ la Parrocchia di don Armando BASSI”: c’era spesso un ex-allievo del Malignani, o un “ragazzo” del CTG o qualcuno della Bassa in ogni ufficio e l’amicizia e la cordialità che il nome del Parroco destava ci motivava ancora di più nel proseguire un’opera che con quella cordialità e amicizia aveva a che fare.

Abbiamo firmato “miliardi” di documenti, come sempre sottolinea “il don”, abbiamo dovuto esercitare la pazienza e aspettare, abbiamo dovuto avere il coraggio di fare mutui e di impegnarci, non senza patemi, in prima linea. Adesso siamo in dirittura d’arrivo: la sala polifunzionale è già disponibile anche se l’inaugurazione avverrà solo a lavori ultimati.

Per il nome da dare alla sala ci erano venute molte idee, ma alla fine abbiamo deciso di mantenere l’antico nome VENEZIA per sottolineare la continuità di una storia semplice ma significativa, e così ringraziare tutti quelli che, dalla sua fondazione, hanno in qualche modo collaborato a costruirla e a farla vivere, essere cioè un luogo in cui il popolo cristiano e tutti gli uomini che collaborano al bene comune possano trovare SPAZIO dove affermare ciò che amano e a cui tengono.

Una cosa è certa: la compagnia cristiana, il popolo che costruisce, c’è ancora.
Emanuela Cosatti

Pubblicato nel bollettino della Parroccchia di San Giuseppe – Pasqua 2007